Oggi ero a far merenda con una sposa.
Ti ho già detto che è il momento che preferisco di tutta la giornata, soprattutto quando oltre alle chiacchiere si aggiunge anche l’organizzazione del matrimonio.
Entriamo in questo bella caffetteria e il mio occhio viene subito attratto dalle mini-donut esposte in vetrina. Alle 11.30 era un po’ tardi per fare colazione con la classica brioche ma era l’ora perfetta per una ciambellina in stile americano.
Nota: io AMO tutti i dolci anglo-americani!
Ci sediamo al tavolo e la cameriera arriva a prendere l’ordine.
Per la mia sposa un succo di frutta, per me caffè e ciambellina.
La cameriera mi chiede di quale colore preferisco il dolcetto e io, senza pensarci nemmeno un attimo, rispondo “rosa”.
Anna si fa una grossa risata e mi dice che se lo immaginava proprio.
Effettivamente la mia agenzia si chiama Colorato di Pink, ho fatto del colore rosa il mio cavallo di battaglia e quasi tutto nella mia vita è di questo colore.
Nel tempo, mi sono accorta che quando scelgo un oggetto cerco sempre l’opzione in rosa. Poi non è detto che la scelga, ma comunque devo avere la possibilità.
L’esempio perfetto di questa cosa è l’agenda. La mia filofax classic era disponibile, ovviamente, in tantissimi colori e persino in 2 tonalità diverse di rosa, uno più soft e uno più acceso. Nonostante questo, alla fine l’ho presa in color verde inglese, molto tradizionale. E dopo tre anni non mi sono ancora stancata!
Sicuramente ci gioco molto su questo aspetto e non mi viene difficile in quanto il rosa è davvero il mio colore preferito e, per fortuna, si sposa bene anche con il settore in cui lavoro.
Ma non è l’unico motivo per cui questo è diventato il colore della mia agenzia e, un po’, il mio riconoscimento.
Sono tante le persone, tra fornitori e clienti, che memorizzano il mio numero di cellulare sotto un semplice “Claudia Pink”. Persino il mio parrucchiere usa questo nome per segnare la mia prenotazione.
Per spiegare il motivo, è bene fare un passo indietro di almeno 10 anni.
La vera domanda che si fanno tutti è: perché “Pink”?
Correva l’anno 2006 e io ero uno giovane ragazza poco più che 20 enne.
Avevo da poco terminato il mio primo lavoro in una società che si occupava di organizzare eventi B2B a causa di una riduzione di personale. Erano i primi anni in cui si parlava di crisi, quindi già si prevedevano tempi difficili per tutti.
Dopo varie ricerche di impiego, a maggio comincio a lavorare come segretaria in uno studio legale in centro a Milano. Non era l’impiego della vita, ma “pagava l’affitto” (per citare un film che amo particolarmente, Il Diavolo Veste Prada) e quindi ho accettato.
Tra le mie mansioni, essendo l’unica segretaria presente, c’era anche quello di ordinare la cancelleria per lo studio e io, la prima volta, mi sono fatta prendere dell’entusiasmo.
La lista della spesa includeva: la carta per le fotocopie e quella per le lettere, i blocchi legal, le penne per gli avvocati e… le matite.
Il catalogo aveva 2 pagine interamente dedicate alle matite, da quelle basic a quelle super eleganti. Il mio occhio di giovane segretaria cade sulle matite della Stabilo versione speciale, praticamente erano matite standard grigie ma invece della copertura esterna tradizionale nera e gialla, erano in versione fluo con il gommino coordinato.
Secondo te, quali ho comprato? Ma, soprattutto, in che colore?
Esatto, rosa fluo.
Arrivano e io sono tutta esaltata. Sistemo la cancelleria e distribuisco le matite nei vari portapenne. Dopo qualche minuto, sento un urlo (uno dei primi che ho sentito nei 4 anni successivi).
Una degli avvocati si avvicina a passo lungo verso di me, brandendo le bellissime matite rosa fluo come se fossero la cosa più schifosa che potesse trovare e mi spiega, con un tono di voce abbastanza alto, che quelle non sono le matite giuste, che fanno ridere, che sono ridicole, che non sono accettabili.
Io, poco più che 20 enne, non capivo il motivo del nervoso. Ok, non erano classiche da tenere nella sala riunioni e forse stonavano con la sala riunione molto tradizionale (mobili in legno, parquet vecchia milano originale, sedie in pelle con le borchie) ma erano MATITE. Scrivevano in grigio. Erano anche di una marca di qualità. Avevano il plus di rallegrare tantissimo l’ambiente già “serio” di uno studio legale.
Perché prendersela?
Ovviamente il mio punto di vista non è stato capito ne accettato, mi sono presa lo shampoo e ordinato immediatamente le matite “giuste”.
Quelle matite, sono finite in fondo ad un cassetto e usare solo dai praticanti, nella sala più lontana dall’ingresso.
Però, avendo già capito in quegli anni che il lavoro che io volevo fare era la wedding planner (tanto che nel 2007 ho iniziato il primo corso e a studiare per fare questo lavoro) mi sono ripromessa che, quando avrei avuto il mio ufficio, tutto sarebbe stato rosa o comunque molto colorato.
Alla faccia delle serietà degli studi legali.
Nonostante un ingresso non proprio positivo, in quello studio ci sono stata per ben 4 anni, in cui ho odiato con tutta me stessa il mondo legale ma, ad oggi, li ringrazio mentalmente per avermi cresciuta lavorativamente parlando e per avermi dato modo di imparare più di quello che io pensassi.
Non nego che l’avvocato dello shampoo è uno dei professionisti che ho conosciuto a cui segretamente mi ispiro. Solo che io non urlo e amo il rosa.
Questa è un primo aneddoto.
Era sempre l’anno 2006, internet ancora non era così diffuso o almeno non utilizzato come al giorno d’oggi e i blog erano per “pochi smanettoni”.
Non so se te lo ricordi, ma nel 2006 la privacy su internet era ancora una cosa importante e sentita: si usavano i nickname, non si postavano foto (erano anche complicate da caricare, perché dovevi scaricarle da una macchina digitale e importarle…insomma, dovevi proprio avere voglia di farlo!) e la mia prima iscrizione a Facebook risale a fine del 2007… fai due conti!
Libero forniva una piattaforma molto ben organizzata di blog e io ne ho aperto uno.
Arriva il tempo di scegliere un nickname ed ero stanca di usare “Cikorita”, nickname che avevo usato negli anni precedenti. Mi viene in mente di usare qualcosa che richiamasse il rosa, pink… e poi nasce Pink.Pepper.
Ma essendo un nickname lungo, le mie amiche di blog (poi trasformatasi tutte in conoscenze reali e amiche vere) mi chiamavano solo Pink e… mi è rimasto.
Anni dopo il blog chiude, ci sono stati un po’ di problemi di stalking serio, da Libero mi sono spostata su Blogspost e mi sono portata dietro l’uso della parola Pink.
Il resto, insomma, è storia. Quel semplice colore è ormai diventato il mio marchio di fabbrica. Se c’è del rosa, si pensa subito a me 🙂
E alle mie clienti dico sempre “dite ai vostri ospiti di cercarmi, sono quella con la ballerine rosa”.
Chiaro. Semplice. Immediato.
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