In questi giorni è successo, per la prima volta nella mia vita come professionista nel settore del wedding, un episodio piuttosto spiacevole.
Oddio, non saprei proprio come definirlo… sicuramente era qualcosa che non mi era mai capitato e che mi ha lasciato sentimenti contrastanti: un po’ di amaro in bocca prima, e importanti riflessioni subito dopo.
Da sempre uso il blog per raccontare il mondo wedding.
Ok, scrivere mi viene facile e mi permette di essere esaustiva e chiara, ma se oggi ci sono più di 600 articoli è solo grazie ai forum e ai gruppi Facebook delle sposine. Forse non hai mai letto questa storia, ma ne ho parlato anche nella puntata del podcast che trovi qui.
In pratica, dopo anni che leggevo senza commentare le boiate che queste future spose scrivevano, ho deciso di rispondere con la verità qui sul blog. Poi, un giorno mi sono stancata, ho cominciato a essere brutalmente sincera… e mi hanno buttato fuori. Bannata definitivamente.
Questa piccola deviazione mi è servita per spiegarti lo spirito con cui sto scrivendo questo post.
Il racconto dei fatti accaduti
Sono stata contattata da una influencer per coordinare il matrimonio.
Come da prassi mi contatta tramite il blog, io controllo la data e, dopo aver accertato essere libera, le rispondo per avere qualche dettaglio in più.
Quindi, le invio tutto il materiale informativo che è incluso nel kit “Sposa Aiutata, Sposa Rilassata”: la spiegazione dettagliata del mio servizio (30 pagine formato A5), il libro che raccoglie le testimonianze che le altre spose mi hanno lasciato negli anni, la garanzia riservata alle spose che assicura loro l’ottima riuscita del matrimonio.
Lei dice di essere interessata e fissiamo una call.
Mi racconta dei preparativi, mi parla di lei e del suo futuro fidanzato, della loro particolare storia e di cosa ha bisogno. Quindi iniziamo la trattativa. Le faccio la mia proposta, lei rilancia proponendomi una parte in cambio-merci in quanto influencer e discutiamo dei dettagli.
Dopo questa chiacchierata è esaltata e, per confermare il suo interesse, mi manda i dati fiscali. I dati fiscali mi servono per scrivere il contratto e emettere la relativa fattura.
Sì, io fatturo tutto e faccio sempre firmare un contratto: patti chiari, amicizia lunga.
Invio tutto via email nel giro di pochissime ore e aspetto.
Questa è la prassi che seguo con ogni mia sposa.
Aspetto.
Dopo un po’ non la sento più (ahia…) e scrivo per chiedere informazioni.
Mi dice che il suo fidanzato non era molto d’accordo (!), che ne avrebbero parlato questo weekend e mi avrebbe fatto sapere.
Ok.
Il weekend passa, vedo che sui social è attiva, quindi le scrivo.
Mi risponde dicendo che il prezzo concordato non è fattibile, che si aspettava un’altra cifra (la metà di quello che avevo chiesto io) e che con la collaborazione poteva portare alla metà.
Le ho risposto ringraziandola, ma che non potevo accettare. Anzi, se trova qualcuno a quella cifra, di rifiutarla, perché significa che la sta truffando, e che se lei ha bisogno davvero quello che dice, cioè solo il giorno del matrimonio, allora è un servizio già incluso dalla wedding della location.
Quello che vorrei dire del mio lavoro
Nei giorni scorsi, complice anche alcuni accadimenti personali, mi sono trovata a pensare al mio servizio di coordinamento del matrimonio, wedding coordinator, wedding day coordinator… chiamalo un po’ come preferisci.
Ultimamente, e non lo nascondo, mi trovo a scontrarmi con le “wedding della location”, ovvero dipendenti interne alla struttura che ospita il ricevimento o imposte dal catering.
Agli sposi vengono presentare come “wedding planner”, e automaticamente sono portati a pensare a una persona che li aiuterà costantemente nell’organizzazione del matrimonio.
Invece, all’atto pratico, non è così. Quindi, non solo sminuiscono il lavoro delle wedding planner brave e preparate, ma non fanno nemmeno il coordinamento del matrimonio.
Quello che hanno fatto è stato dare un nome “conosciuto” (10 anni fa nessuno sapeva cosa fosse…) a un servizio che già c’era e che gli ha permesso di alzare i prezzi.
Questa è la dura verità.
Il coordinamento del matrimonio per come l’ho pensato io funziona perché vivo i preparativi delle spose come se fossero i miei.
Sono in costante contatto con loro in modo che sappiano di poter trovare una risposta certa ai loro dubbi ogni volta che ne hanno bisogno. E durante i mesi di preparativi, i dubbi sono tantissimi.
Dopo 12 anni ho visto così tante cose da poter dare loro la soluzione migliore, memore dell’esperienza accumulata e non viziata dal giudizio personale.
Inoltre, la mia presenza diventa fondamentale quando ci si trova a trattare con i fornitori. Non ricordo più le volte in cui ho mediato e dato suggerimenti con l’obiettivo di trovare la soluzione migliore di fronte a un problema.
La mia forza è quella di conoscere il wedding da tre punti di vista:
– quello della sposa, visto che ci lavoro insieme da anni e lo sono stata a mia volta;
– quello dei fornitori, visto che conosco molto bene le loro esigenze e il loro linguaggio;
– quelle dei matrimoni, conoscendo lo svolgimento della giornata a menadito.
Per me si tratta di lavoro.
Ma non è finita qui.
La giornata del matrimonio dura dalle 12 alle 15 ore. Sotto il sole, con la pioggia, in piedi. Con una responsabilità enorme nel prendere decisioni (ne ho parlato nella newsletter e sarà presto un nuovo post).
Al matrimonio lavoro sempre con uno o più collaboratori, in base alla complessità dell’evento.
Per strutturare il timing, lo strumento che mi permette di rispettare i desideri della sposa, serve un appuntamento di almeno 3 ore.
Fondamentale il sopralluogo in location e gli appuntamenti con i fornitori, che portano via almeno un paio d’ore.
Oltre al tempo di spostamento e alle spese di viaggio.
Per tutti questi motivi, che ho spiegato anche nel mio messaggio, non ho potuto accettare la proposta.
Per tuti questi motivi, il lavoro della wedding della location non è allo stesso livello del mio. E potrei aprire un’altra parentesi enorme, ma questo post diventerebbe un libro.
Conclusione di questo pippone
Prendere coscienza del proprio lavoro e del proprio valore è importante.
E se questo post serve a fare un po’ di chiarezza sul vero servizio di wedding day coordinator, a spiegare ciò che da una semplice foto su Instagram non si vede e che mi sembra si stia riducendo a un semplice “chi posiziona il tableau e i segnaposto”, allora ho ancora una volta fatto bene il mio lavoro.
Quindi, se volessi sapere come ti posso aiutare nel giorno del tuo matrimonio e, soprattutto, se sono ancora libera… compila il form che trovi qui sotto